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GR.O.U.N.D., l’Innovation Camp per la sostenibilità

GR.O.U.N.D., l’Innovation Camp per la sostenibilità

Lo scorso 15 luglio si è conclusa la prima fase del progetto GROUND: Green On Umbria for New Development è un progetto innovativo di partecipazione e co-creazione, organizzato dalla Regione Umbria, con la collaborazione del Parco 3 A, Sviluppumbria e CESAR, nell’ambito dell’iniziativa “La Scienza incontra le Regioni” (Science meets regions ) promossa dal Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea (JRC), che riunisce esperti di vari settori chiave per un concreto ragionamento guidato, facilitato e partecipato. La metodologia utilizzata per il progetto di partecipazione è quella della Innovation Camp , in cui si ritrovano a co-creare attori della Quadruple Helix: aziende, società civile, decisori politici e mondo dell’università.

Il progetto prevedeva di lavorare su tre sfide:

  1. co-creare soluzioni ed idee per l’implementazione di una filiera umbra per la produzioni di polimeri a partire da biomasse vegetale di origine agricola;
  2. co-creare soluzioni ed idee per l’implementazione di una filiera umbra per la produzioni di bioplastiche compostabili;
  3. creare un prototipo che renda gli attori della Quadruple Helix in Umbria, consapevoli delle opportunità della Circular Economy, garantendo ad essi: accesso all’informazione e modalità di partecipazione e condivisione.

Noi di Umbria Business Group abbiamo partecipato alla terza sfida

Il gruppo di lavoro della sfida n. 3 ha redatto gli Obiettivi ed Opportunità trasversali a tutte le azioni per individuare interventi su piccola scala, su territori di medie dimensioni (permettendo una successiva scalabilità):

  1. Formare gli enti ed i governatori locali (soprattutto quelli giovani) affinché capiscano, conoscano e comincino a conoscere/adottare/promuovere le tecniche di governo attraverso l’engagement, soprattutto quando ci sono in ballo scelte che riguardano il GREEN, la Sostenibilità, l’Economia Circolare in genere, etc;
  2. Riscoprire il forte collegamento che c’è fra i luoghi e la popolazione che li abita, questo potrebbe naturalmente far emergere esperienze di engagement, di partecipazione collettiva sui temi dell’economia circolare (comunità locali aperte); 
  3. l’Economia Circolare è anche fatta da numeri, dati, dimostrazioni, etc, prodotti da ricercatori e che possono essere messi a disposizione del policy maker, per governare, fare programmazione ed intervenire nel territorio.

A breve inizieranno le attività dei vari gruppi di lavoro, vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi e sui risultati del progetto. Per maggiori informazioni potete scrivere a: pr@umbriabusinessgroup.it

Al via il percorso di accelerazione SmartUp della Regione Umbria

Al via il percorso di accelerazione SmartUp della Regione Umbria

Lunedì 21 marzo è iniziato ufficialmente il percorso di accelerazione delle 22 startup vincitrici del bando SmartUp. Eravamo presenti anche noi in rappresentanza di Echo Lab, che abbiamo seguito sin dalla fondazione e della quale la nostra presidente Selvaggia Fagioli è Strategy Advisor.

Dopo i saluti istituzionali dell’Assessore allo Sviluppo Economico, Innovazione, Digitale e Semplificazione Regione Umbria Michele Fioroni e dell’Amministratore Unico di Sviluppumbria S.p.A. dott.ssa Michela Sciurpa, le startup hanno presentato il loro pitch alla platea.

Il percorso di accelerazione si svolgerà su un arco di 12 mesi e prevede incontri formativi e di supporto nella definizione del proprio modello di business e realizzazione del prototipo. Nei prossimi giorni le startup vincitrici saranno contattate dai tutor assegnati per avviare il percorso personalizzato con Sviluppumbria e Fondazione R&S.

Questo l’elenco delle startup:

  • Tradoo
  • Horus Technologies
  • Codrive
  • Pambuffetti Automobili
  • D.D.A. Share
  • Alveus
  • Bugslife
  • Echo Lab
  • Gemateg Italia
  • H9
  • Rostino
  • Mecs
  • ATRP 2
  • Beamide
  • Sensory Lab
  • ParkingMyCar
  • Greengredients
  • Nextegy
  • Toclinics
  • Hopen Up
  • Reskilla
  • Innovalista

Durante il pomeriggio si è tenuto il webinar “MARKETING DELL’INNOVAZIONE dall’idea al mercato” con Giacomo Melani. Il relatore ha parlato di strategia nella comunicazione e promozione del prodotto per le startup.


Rassegna Stampa

https://smartup.sviluppumbria.it/

https://www.umbriaon.it/umbria-smartup-la-misura-dedicata-a-progetti-innovativi/

https://www.iltamtam.it/2022/03/21/smartup-presentati-i-22-progetti-vincitori/

https://tuttoggi.info/smartup-presentati-a-villa-umbra-i-22-progetti-vincitori/670454/

https://umbrianotizieweb.it/politica/37983-smartup-il-programma-di-accelerazione-della-regione-umbria-una-delle-sperimentazioni-piu-innovative-d-italia-ad-assessore-foroni-e-amministratore-unico-sviluppumbria-sciurpa-presentati-i-progetti-vincitori-a-villa-umbra

https://www.quotidianodellumbria.it/quotidiano/tags/smartup

https://www.ansa.it/umbria/notizie/la_giunta_informa/2022/03/21/imprese-smartupil-programma-di-accelerazione-della-regione_2750ae6b-5583-4dc0-87d7-32109cec6620.html

https://www.virgilio.it/italia/perugia/notizielocali/smartup_il_programma_di_accelerazione_della_regione_umbria_una_delle_sperimentazioni_pi_innovative_d_italia_ad_assessore_foroni_e_amministratore_unico_sviluppumbria_sciurpa_presentati_i_progetti_vincitori_a_villa_umbra-68501878.html

https://www.umbriatv.com/notizie/economia/11527-112376-smartup-una-giornata-dedicata-all-innovazione.html

https://umbriasud1.altervista.org/presentati-alla-scuola-di-amministrazione-i-progetti-vincitori-del-programma-smartup/

https://www.perugiatoday.it/economia/umbria-e-lavoro-ecco-le-22-nuove-start-up-dell-umbria-sostenute-dalla-regione-fioroni-un-bando-unico-in-italia-sosteniamo-il-futuro.html

https://socialmediamanager.it/start-up/umbria-smartup-la-misura-dedicata-a-progetti-innovativi-wc0n


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Reload Umbria, una challenge per il territorio

Reload Umbria, una challenge per il territorio

Come associazione stiamo partecipando ad una iniziativa congiunta di Regione Umbria, Sviluppumbria, VGen, Giovani Imprenditori Confapi Terni, Parco Agroalimentare 3A e SMARTR sotto forma di challenge chiamata Reload Umbria. Si tratta di un progetto di crowdsourcing mirato a raccogliere tra i giovani italiani idee e soluzioni per il rilancio dell’economia umbra all’interno di sette settori chiave: meccanica, chimica, tessile, trasporti e logistica, agroalimentare, turismo ed emergenza CoVid-19. Le migliori proposte saranno condivise con le imprese aderenti e per quelle selezionate sono previsti progetti di open innovation, percorsi di approfondimento dell’idea, mentoring o stage. L’obiettivo è mettere in contatto i portatori di idee innovative – studenti, giovani innovatori, startup e spin off – con il sistema delle imprese del territorio. 

Le categorie sono due:

  1. General Challenge: possono partecipare tutte le persone fisiche di maggiore età. È prevista la partecipazione in team da massimo 5 persone.
  2. Startup: riservata a startup costituite o in fase di costituzione e a PMI innovative.

Sarà possibile inviare le proprie soluzioni dal 18 marzo al 18 maggio 2021 sulla piattaforma https://www.vgen.it/open-innovation/reload-umbria-challenge/

Per chi non fosse riuscito a partecipare al webinar di lancio dell’iniziativa, qui può rivederne la registrazione:

Per maggiori informazioni potete scrivere a pr@umbriabusinessgroup.it.

Iperammortamento: quanto ne sai?

Iperammortamento: quanto ne sai?

L’iperammortamento è una delle misure più interessanti messe in campo negli ultimi anni  in quanto, sovrastimando un bene nel suo valore ai fini IRES, permette un risparmio fino al 40% spalmato negli anni di ammortamento del bene. Il 31 Dicembre 2019 scade il termine per l’ammissibilità degli investimenti, siano essi acquistati in toto, o solo pagati in acconto del 20%. Mentre fino al 2018 l’iperammortamento aumentava il valore del bene al 250% a prescindere dall’ammontare degli investimenti, nel 2019 si ha una versione a scaglioni con agevolazione decrescente, e per gli investimenti di piccole e microimprese rientranti nella prima fascia di valore (€ 2.500,00), l’agevolazione è al 270%, facendo risparmiare circa il 40%, anziché il 36% degli anni precedenti.

Quindi se state pianificando di acquistare un macchinario in Industria 4.0 da € 100.000, quest’anno avreste un risparmio di circa € 40.000 anziché € 36.000.

Ma cosa sanno gli imprenditori di questa disciplina? 

Purtroppo poco, e comunque ne vengono spesso a conoscenza da venditori di macchinari, che non di rado mancano di una visione complessiva della disciplina. L’acquisto di un macchinario in industria 4.0 non è sufficiente per poter usufruire dell’Iperammortamento. Questo macchinario deve essere “interconnesso” al sistema aziendale in modi specifici, che richiedono tra l’altro:

  • il caricamento da remoto di istruzioni, salvo casi particolari propriamente giustificati,
  • l’interazione automatica con il sistema di logistica informatizzato dell’azienda,
  • una telemanutenzione, dimostrata con contratto attivo per 5 anni, ecc.

Le sanzioni possono arrivare fino al 180% della somma agevolata. Se si è usufruito di una agevolazione di € 100.000 e il macchinario risulta non propriamente connesso, si deve restituire tale somma e vi si aggiunge una sanzione di ulteriori € 180.000. Come se non bastasse, i controlli possono avvenire durante i 10 anni successivi all’acquisto. 

Ma spesso si ha anche l’effetto opposto, cioè ci si lascia sfuggire occasioni di risparmio laddove l’agevolazione sarebbe applicabile, ma non vi abbiamo ricorso. Difatti, in alcune circostanze è possibile portare in iperammortamento anche beni usati, se parte di un bene cui contribuisce in maniera maggioritaria un bene nuovo. È il caso di linee di processo con funzionamento solidale. Oppure rientrano in iperammortamento le attrezzature autocostruite, portando come costo agevolabile anche le buste paghe del personale interno, a patto però che risultino come beni ammortizzabili.

L’agevolazione ha durata annuale e viene aggiornata e rimodulata nelle leggi finanziarie di fine anno. Ad oggi non si hanno informazioni se verrà rinnovata o se le percentuali rimarranno così vantaggiose per le piccole imprese. Quindi se si ha esigenza di fare investimenti è meglio procedere da subito, quantomeno effettuando l’ordine con il 20% di anticipo entro il 31 dicembre, che “congela” per un anno il diritto di accedere al beneficio nei termini di vigenza del 2019.

Tutte buone ragioni per ricorrere a professionisti esperti della materia prima di investire risorse. Per questo ne abbiamo parlato nell’evento di Umbria Business Group di venerdì scorso a Foligno, in un incontro dedicato proprio agli imprenditori.

Chiaramente vi sono anche altri aspetti da valutare caso per caso, ma che come Umbria Business Group siamo a disposizione per sottoporre ai nostri esperti, in questo caso l’ing. Marco Catanossi, il quale ci ha assistito nei contenuti di questo articolo, e ha già aiutato decine di aziende umbre ad accedere all’agevolazione in questione, anche redigendo le relazioni tecniche e perizie giurate richieste per accedervi.

Chiama +39 339 6207311 o invia una email a pr@umbriabusinessgroup.it per maggiori informazioni.

5 cose da fare prima di affrontare il crowdfunding

5 cose da fare prima di affrontare il crowdfunding

Condividiamo un post di Alessandro Veracchi, founder di Evonove su come affrontare una campagna di Crowdfunding. Alessandro racconterà la sua esperienza su Kickstarter dopo il grande successo del gioco Barbarians: The Invasion durante il nostro evento del 29/11 a Perugia sul Crowdfunding come finanziamento per le startup e le PMI.

Il crowdfunding è una forma di raccolta fondi alla portata di tutti, ma da affrontare consapevolmente per massimizzare le possibilità di successo.

Conoscere i quattro tipi di crowdfunding: Charity, Loaning, Reward ed Equity.

Il crowdfunding può essere eseguito tramite differenti modalità e differenti piattaforme, ognuna con le sue regole, prassi, metodiche e pubblico di riferimento. Utilizzare una modalità non adatta al tipo di progetto o agli obiettivi preposti può limitare ampiamente i risultati. È quindi importante per l’imprenditore conoscere appieno le possibilità che ha a disposizione in maniera da poter scegliere quella che si rivela più adatta alle sue esigenze.

Informarsi da un buon commercialista: le spese inaspettate possono danneggiare un progetto di successo.

Sebbene con modalità innovative e diverse dal solito, il crowdfunding nella sua essenza resta una ricerca di fondi per un’attività imprenditoriale ed è un gravissimo errore non muoversi seguendo un business plan accurato. Un progetto di crowdfunding di successo deve essere una macchina autonoma capace di finanziarsi da sola ed è fondamentale non incorrere in spese impreviste. In uno stato altamente burocratizzato come l’Italia è facile ignorare l’esistenza di tasse o regolamentazioni fino al momento in cui impattano sul progetto. Consultandosi con un professionista durante la stesura di un business plan diventa quindi una parte vitale nel processo di pianificazione di una campagna crowdfunding per evitare sorprese.

Trovare una buona idea: nessun tipo di marketing può compensare l’assenza di un’idea vincente.

Sono innumerevoli le campagne di crowdfunding che sembrano avere tutto in regola, ma finiscono per non raggiungere il proprio obiettivo. E’ possibile applicare svariate strategie di marketing per aumentare la possibilità di successo di una campagna di crowdfunding, ma alla fine dei conti sarà sempre l’idea a vincere ed una campagna basata su un’idea poco valida sarà svantaggiata sin dal principio.

Costruire una community: trova persone capaci di condividere e sostenere la tua visione.

Il motore di ogni campagna di crowdfunding sono le persone capaci di condividere la tua stessa visione e passione per un progetto. Per sua stessa natura, il crowdfunding può funzionare solo se sei in grado di trovare queste persone e di narrare la tua storia e la tua idea. E’ importante fare questo prima della campagna di crowdfunding, in maniera da avere un pubblico eccitato, pronto a supportarti e a condividere il tuo percorso verso il successo.

Avere passione: l’unico vero motore di ogni attività imprenditoriale.

Uno dei massimi esperti di crowdfunding al mondo sostiene che una campagna su Kickstarter è l’equivalente di un concerto rock per un imprenditore. La piattaforma è il tuo palcoscenico ed in una certa finestra temporale tutti i riflettori saranno puntati su di te. Dovrai coordinare un team multidisciplinare con tempistiche serrate e scadenze improrogabili. Con grande probabilità dovrai farlo mentre ti interfacci con un pubblico anglosassone ed in orari statunitensi. Senza passione per quello che si sta facendo, non è possibile affrontare tutti gli aspetti che il crowdfunding inevitabilmente porta con sé.

Hardware nell’IoT

Hardware nell’IoT

Premessa

Questo è il secondo post di una serie dedicata all’Internet delle Cose nell’ambito più ampio dell’Industria 4.0. Il primo ha coperto, oltre ad una breve introduzione all’argomento, i criteri di scelta del sistema operativo e del software associato, mentre l’intervento di oggi toccherà gli aspetti hardware tentando di chiarire i criteri con cui scegliere la piattaforma IoT giusta per il proprio prodotto. Vale per questo come per il post precedente l’approccio metodologico di non trattare Arduino e piattaforme su cui giri Linux per i motivi già menzionati in quest’ultimo.

 

L’hardware

A questo punto serve qualche chiarimento: ciascuna delle sezioni hardware seguenti descrive un chip, il quale proviene da un singolo costruttore e va acquistato all’ingrosso da terze parti o da distributori autorizzati. Di solito non viene fornito con strumenti in grado di immagazzinare codice o interagire col mondo esterno.  Un modulo invece è un prodotto basato sui succitati chip, aggiungendo caratteristiche come la capacità di immagazzinare dati in maniera persistente, antenne WiFi/Bluetooth integrate, e così via.  I moduli sono rilasciati da produttori diversi ma usano lo stesso chip. Di prassi i suddetti moduli sono versioni prodotte su larga scala del design di riferimento del costruttore del chip, quindi per componenti hardware comuni c’è solitamente ben poca differenza fra i vari moduli, fatta eccezione per il prezzo. Una scheda può contenere un chip o un modulo ma fornisce in più cose come diversi modi di alimentare l’hardware, connettori e pin per collegarvi hardware esterno, e via dicendo. A differenza dei moduli le schede possono variare molto da un costruttore hardware all’altro, e tendono ad essere adattate ad usi o esigenze specifiche. Una occhiata alle immagini qui sotto renderà tale concetto molto più chiaro:


[Chip] Atmel ATXMega 128A1 Photo By Springob – Own work, CC BY 3.0,

[Modulo] ESP8266 Photo By Sparkfun Electronics – CC BY 2.0


[Scheda] Wireless Internet of Things (WIOT) Board by ubld.it CC BY-SA 3.0

Dal punto di vista hardware scegliere la piattaforma giusta è un compito ancora più importante. Non va dato nulla per scontato in quanto soluzioni differenti possono sembrare inferiori comparate ad altre ma potrebbero essere del tutto adeguate al compito cui sono destinate. Concepire soluzioni IoT all’uopo è tutt’altra questione rispetto a idearne per uso generico, si prenda ad esempio la connettività WiFi:

I sistemi per uso generico oggigiorno sono tutti forniti di una qualche interfaccia WiFi che ci si aspetta semplicemente che “funzioni”. Ma la WiFi su dispositivi IoT è un altro paio di maniche. Si tengano a mente un paio di cose quando si sceglie quale chip utilizzare, sebbene nessuno ci penserebbe mai riguardo ad un dispositivo ad uso generico di questi tempi:

* Questo dispositivo è destinato ad un ambiente domestico o industriale? Nel secondo caso chip WiFi differenti possono avere antenne separate per la ricezione e la trasmissione, anche più di una. Si tenga conto che se il dispositivo deve agire come sensore o per acquisizione dati, per fare in modo di ridurre perdite di dati in uscita bisognerà procurarsi un chip che abbia due antenne per la trasmissione e una per la ricezione, ad esempio. Un disturbo da parte di un altro apparecchio può rendere irrealizzabili i design oltre un certo livello di complessità in quanto non sono resilienti verso le interferenze quanto gli elementi più semplici.

* Bisogna inoltre chiedersi quanti dati riceverà e trasmetterà il dispositivo. A differenza dei dispositivi per uso generico, la memoria è spesso scarsa e in tal caso due scenari negativi si prospettano su hardware di fascia bassa: o il firmware è troppo lento nel gestire i dati in ingresso, o è troppo veloce nel generare quelli in uscita. Nel primo caso si deve riuscire a gestire la perdita di dati, e pertanto si potrebbe aver bisogno di implementare un meccanismo di ritrasmissione dei dati se si ha bisogno di una bassa latenza, oppure passare a protocolli che lo facciano di per sé – a spese di un incremento di memoria o maggiore latenza. Nel secondo caso a seconda del sistema si potrebbe riscontrare un crash di sistema o l’impossibilità di trasmettere i dati senza che sia generato un messaggio di errore, dato che per quanto concerne al sistema operativo, l’unica cosa di cui preoccuparsi è il mandare i dati alla scheda di rete per la trasmissione (la cui coda d’invio è piena e i pacchetti finiscono nel nulla senza generare avvisi).

Tutto ciò va ad aggiungersi alle scelte tradizionali di design della parte elettronica, come il consumo di corrente, la dispersione di calore, i requisiti di voltaggio, e così via. Il design dell’hardware non è mai stato facile di suo ma se per un certo periodo ce la si poteva cavare con soluzioni generiche come computer a scheda madre singola con CPU x86 compatibile, di questi tempi clienti potenziali e non vogliono componenti più piccole e meno dispendiose – la qual cosa comporta lavoro extra nel selezionare le componenti che finiranno nel design finale.

Quelli fra di voi che erano attivi tra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima dei Novanta possono paragonare senza problemi un simile scenario con quello degli home computer dell’epoca, quando c’era una pletora di sistemi diversi incompatibili fra di loro che si davano battaglia per una fetta di mercato – tutto ciò avveniva prima della standardizzazione verso il PC con cuore Intel. Per l’IoT siamo ancora alla fase “competitiva”, in cui soluzioni diverse incompatibili fanno del loro meglio per dominare il mercato. A titolo di esempio ecco una rapida lista di alcune CPU presenti sulle schede IoT:ARM, ARC, AVR, FT32, MIPS, NDS32 ), PIC, Super-H , x86 e Xtensa.  Alcune di esse sono ben note, come ARM e x86, ma si va anche verso soluzioni esotiche con esempi come NDS32 (la CPU dietro il modulo MediaTek MT7681 per dirne una), o FT32 – la quale è una architettura CPU nuova di zecca creata da FTDI per cui sono appena stati disegnati dei moduli.

 

Il post successivo di questa serie approfondirà le caratteristiche tecniche del chip ESP8266.

Guest post di Alessandro Gatti: consulente freelance IoT a Taiwan, in passato dopo aver esordito nello sviluppo di app J2ME nel 2003 ha lavorato fra gli altri come dipendente di Rakuten in Giappone (principale concorrente di Amazon in quel paese) e Opera a Taiwan e in Norvegia. Cura l’intero sviluppo in ambito embedded e su piattaforme iPhone/Android/Windows Phone, fino ad aspetti low-level come la programmazione in assembly o C del firmware e offre servizi di reverse engineering, coaching dei team di sviluppo, design di soluzioni Industry 4.0 dai tempi di SCADA e non solo. Editato da Fabrizio Bartoloni. Alessandro Gatti è stato uno dei relatori, in diretta Skype da Taiwan, all’evento UBG dedicato all’IoT il 22 febbraio presso Hub Corciano.