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IoT, criteri di adozione delle piattaforme

IoT, criteri di adozione delle piattaforme

IoT, vantaggi nell’adozione e scenario in Umbria

L’Internet of Things estende le possibilità aperte da internet e dall’informatica in generale agli oggetti del nostro quotidiano e alle realtà imprenditoriali produttive e di servizi. Gli infiniti campi di applicazione spaziano dalla domotica, alla sensoristica intelligente in ambito industriale, dalle città intelligenti (smart cities) al biomedicale. La gamma di vantaggi è altrettanto ampia, va dal risparmio (energetico, riduzione degli scarti, e così via) alla prevenzione e gestione in tempo reale, spesso completamente automatizzata, di problematiche, sino alla raccolta capillare di dati su tutti gli aspetti produttivi dell’azienda, di casa nostra, o dell’intera città, indispensabili per una pianificazione ragionata degli interventi e del futuro. Anche in Umbria c’è fermento ed eccitazione riguardo all’IoT, tanto che si moltiplicano convegni e conferenze sul tema da parte di organismi autorevoli e sono già sorte alcune startup (SmartPeg, Innovactive, ecc.) di un certo respiro focalizzate sull’Internet delle Cose. Assumendo come dato di fatto l’ingresso da parte dell’imprenditoria locale tradizionale in questo nuovo mondo, così come è già successo venti anni fa con l’adozione di Internet nella sua forma più classica, sarà opportuno comprendere una metodologia critica nello scegliere una soluzione IoT invece di un’altra salvo pagarne economicamente e gestionalmente lo scotto a lungo termine.

Introduzione

Le piattaforme IoT si presentano in varie configurazioni oggigiorno: chip singoli, moduli e schede già pronte. Ognuna di queste trova uso in un prodotto custom e questa serie di post ne tratterà alcune.

Note
Tenete conto che questa serie di post non tratterà Arduino. Innanzitutto le librerie software di Arduino sono coperte da una licenza che potrebbe risultare incompatibile per un prodotto commerciale costruito su larga scala. Inoltre c’è un numero pressoché infinito di schede che sono derivate dall’hardware originale di Arduino o che eseguono codice su ambiente Arduino.

In ultimo, questa serie di post non coprirà piattaforme che eseguano Linux nelle sue varie forme. Una volta che una scheda, un modulo, ecc. fa girare Linux risulta più o meno equivalente a prodotti hardware simili, e discernere quale piattaforma sia più adatta diventa una questione di quale offra più caratteristiche a prezzo minore piuttosto di quali caratteristiche della scheda siano più calzanti per il fine prefissato.

Il software

Se bisogna trovare un elemento di contatto fra le piattaforme IoT, il punto di partenza ideale è la parte software di questa equazione.

Le piattaforme IoT più comune di questi tempi si basano su un sistema operativo chiamato FreeRTOS, viene utilizzato là dove ci si aspetta alta affidabilità e tempi di reazione immediati.  A differenza di sistemi operativi come Linux, Windows, o macOS, FreeRTOS NON offre supporto internet preconfigurato di serie.  Tradizionalmente non c’è stato in passato un vero bisogno di connettere piccoli prodotti hardware ad Internet, quindi gli sviluppatori che hanno lavorato su FreeRTOS si sono concentrati sul nocciolo del sistema operativo in sé fino a tempi recenti (uno sforzo successivo dallo stesso team di sviluppo si può trovare qua, sebbene il suo design non sia ancora allo stadio definitivo).

Questa lacuna è colmata da lwIP, una libreria software che permette all’hardware embedded di accedere a internet a patto che venga scritto il codice necessario a interagire con l’interfaccia di rete e il sistema operativo.

Dal punto di vista dei non-addetti ai lavori, ciò significa che se i costruttori di hardware si standardizzano in qualche modo su una base FreeRTOS + lwIP, migrare da una soluzione hardware a un’altra diventa una faccenda di riscrivere il codice specifico per quella piattaforma invece di ricominciare da zero. Ciò è già successo grossomodo sul fronte Linux, dove il codice dell’applicazione di rado cambia fra piattaforme hardware diverse fintanto che le suddette fanno girare una qualche forma di Linux.
Esistono comunque alternative a FreeRTOS, sia commerciali, come µC/OS, ThreadX, Nucleus, MQX, ecc. che Open Source tipo RTEMS oppure eCos e così via.  Se prendiamo in considerazione le offerte commerciali i due fattori dirimenti sono il livello di supporto offerto e il costo di licenza per unità, in quanto tutti i prodotti summenzionati sono completi e quasi equivalenti dal punto di vista delle caratteristiche offerte.
Ad ogni modo, un prodotto IoT è assolutamente qualcosa di più che un sistema operativo capace di connettersi a internet. Alcuni costruttori di solito allegano codice di terze parti alle loro piattaforme. Ad esempio, fornendo una libreria per il protocollo MQTT per consentire una facile integrazione con soluzioni di gestione IoT aderenti agli standard, o un parser JSON  per integrarsi con servizi web preesistenti, fra i tanti casi possibili. Altri costruttori possono fornire integrazione con l’Homekit di Apple o AirKiss (un sistema cinese di gestione unificata IoT che s’è garantito un proprio ruolo).

Il prossimo post di questa serie prenderà in esame gli aspetti hardware, in particolare cercherà di gettare luce su quali siano i criteri con cui scegliere la piattaforma IoT giusta per il tuo prodotto.

Guest post di Alessandro Gatti: consulente freelance IoT a Taiwan, in passato dopo aver esordito nello sviluppo di app J2ME nel 2003 ha lavorato fra gli altri come dipendente di Rakuten in Giappone (principale concorrente di Amazon in quel paese) e Opera a Taiwan e in Norvegia. Cura l’intero sviluppo in ambito embedded e su piattaforme iPhone/Android/Windows Phone, fino ad aspetti low-level come la programmazione in assembly o C del firmware e offre servizi di reverse engineering, coaching dei team di sviluppo, design di soluzioni Industry 4.0 dai tempi di SCADA e non solo. Editato da Fabrizio Bartoloni. Alessandro Gatti sarà uno dei relatori, in diretta Skype da Taiwan, all’evento UBG dedicato all’IoT il 22 febbraio presso Hub Corciano.

#UBG Social Media Analysis

#UBG Social Media Analysis

Nell’ultimo mese abbiamo analizzato l’andamento dei nostri canali social, per capire qual è il nostro pubblico e cosa si aspetta da noi. Ne sono emerse due analisi profondamente diverse come impostazione ma che ci hanno sorpreso con risultati niente affatto scontati.

Il sondaggio sull’uso dei social media, rivolto ai membri del gruppo Linkedin, conferma che la maggior parte degli utenti accede ai social media tramite smartphone (80%). E, se fino a qualche tempo fa i social media erano dedicati esclusivamente alla vita privata, con una netta separazione da quella lavorativa, oggi il confine tende a scomparire. Non stupisce quindi che per la maggior parte dei professionisti, i social media siano anche la fonte principale delle informazioni (con tanta pace della certezza delle fonti!).

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Un modello tedesco per l’Industria 4.0

Un modello tedesco per l’Industria 4.0

Un articolo uscito in questi giorni sulla testata teutonica Welt intitolato “Das Phantom vom „Ende der Arbeit““, ovvero “Lo spettro della fine del lavoro” (in tedesco “Phantom” indica sia lo spettro che il parto di fantasia, una sfumatura che si perde in italiano;NdR) richiama l’attenzione su di un tema attuale e sentito: automatizzazione e digitalizzazione del lavoro spaventano i dipendenti e liberi professionisti nei paesi avanzati e la Germania non è immune, per questo la ministra del Lavoro Andrea Nahles ha avanzato un suo piano per la salvaguardia dei lavoratori senza perdere le opportunità aperte dall’Industria 4.0. Il piano in questione prevede di agevolare il telelavoro, un diritto di ritorno al full time per i lavoratori che si siano collocati in part-time e la copertura di disoccupazione ed ente pensionistico per gli autonomi. Questo oltre ad agevolare il lifelong learning, ovvero la formazione permanente, una pratica che diverrà comune sino ad essere un requisito di fatto indispensabile per restare nel mondo del lavoro.

Un nuovo decreto legge temporaneo sulla libera professione renderebbe gli orari più flessibili di quanto siano oggi. Alle parti in causa verrebbe concesso di cercare un accordo per variazioni adeguate rispetto alla normativa attualmente vigente nell’arco di una fase sperimentale di due anni.

L’economia ha reagito negativamente alle proposte della ministra. Il presidente dell’associazione dei datori di lavoro Ingo Kramer ha ribattuto: «Non possiamo rimandare alle calende greche la modernizzazione di normative obsolete». Bitkom, l’associazione per l’economia digitale lamenta che i paletti posti per i cambiamenti all’orario sono legati a condizioni troppo stringenti. In effetti nell’arco di vent’anni coloro che lavorano fuori dagli orari e giorni tradizionali sono saliti al 25% per la sera e il sabato, quasi il 10% fanno turni di notte e il 15% lavora la domenica. Così come sono cresciute forme di lavoro più flessibili tipo i minijob, autonomi e impieghi temporanei. Ma è pur vero che contemporaneamente sono salite le occupazioni a tempo pieno indeterminato, raggiungendo un tetto storico di 36 milioni di individui.

La Nahles è ottimista a dispetto di critiche e paure, cita lo studio commissionato dal Centro per la Ricerca Economica Europea (ZEW) secondo cui solo il 12% dei lavori odierni hanno un profilo tale che li metta a rischio automazione.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) infine butta acqua sul fuoco degli allarmisti, per quanto sia vero che il potenziale di automazione nei paesi avanzati sia un po’ sopra la media, nove lavori locali su dieci non sono interamente rimpiazzabili, verranno invece evoluti in futuro.

Fabrizio Bartoloni

Nasce Umbria Business Group

Nasce Umbria Business Group

Perugia Business Group e Terni Business Group si fondono unendo le migliori professionalità
della Regione

Nati sul social network LinkedIN nel 2008, i due gruppi contano più di 1500 iscritti in totale e dallo scorso anno la pagina Facebook e il blog WordPress.

Conivolgere i liberi professionisti e i dipendenti aziendali umbri, è l’ambizioso obiettivo dell’Umbria Business Group che si rivolge a quei professionisti che desiderano essere continuamente aggiornati sui trend di mercato e accrescere la propria rete di relazioni.

Fabrizio Bartoloni, fondatore del Perugia Business Group e Consulente informatico per la Business Intelligence, dichiara: “Abbiamo iniziato quando ancora LinkedIN era sconosciuto ai più. Ora abbiamo deciso di portare la nostra esperienza nell’organizzazione di eventi sul territorio. A breve partiremo con un’importante partnership, di cui sveleremo i dettagli nelle prossime settimane, e con un intenso calendario di incontri per il 2017”.

Attualmente l’aperitivo di networking è il mezzo principale con cui i coordinatori dell’Umbria Business Group coinvolgono i membri: lo definiscono un’occasione informale per unire un evento sociale agli affari.

“È un’idea che ho importato dalla mia esperienza a Milano” spiega Selvaggia Fagioli, PR & Media Communications dell’Umbria Business Group “e che stiamo cercando di sviluppare in Umbria, seppur con alcuni adattamenti. Ancora troviamo una certa resistenza all’idea di un aperitivo con degli sconosciuti, non essendo , non essendo in Umbria così forte la motivazione legata al business. Si preferisce limitarsi alle relazioni che già si hanno, anche a discapito della crescita e delle importanti occasioni che si potrebbero creare”.

I coordinatori del gruppo sono a disposizione degli studenti e dei professionisti umbri per progetti di mentoring e seminari di knowledge sharing in tema di Marketing, Sales, Event Management, Strategy and Business Plan.

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Quando si parla di business e innovazione…

Quando si parla di business e innovazione…

…spesso si dimentica che anche l’agricoltura può essere una eccellenza. Sabato scorso siamo andati a visitare l’azienda agricola Leonardi. Situata sulle colline tra Narni e Terni è specializzata nella produzione di olio extravergine di oliva DOP e ortofrutta di stagione e produce rispettando l’ambiente e il consumatore senza l’utilizzo di tosanitari chimici. La vendita diretta avviene su ordinazione consegnando direttamente a domicilio il prodotto raccolto nella stessa giornata. Azienda moderna, accreditata al circuito CAMPAGNA AMICA DI COLDIRETTI ha scelto la multifunzionalità come strategia aziendale realizzando un laboratorio di trasformazione che dalla prossima estate sarà operativo producendo conserve, passate, confetture, sottolio e salse di diverso tipo. Ringraziamo Federico Leonardi e sua moglie per la squisita ospitalità e per averci raccontato i valori alla base delle scelte produttive e vi invitiamo a provare i loro prodotti. Maggiori info alla pagina Facebook: https://www.facebook.com/azienda.leonardi/